mercoledì 27 agosto 2014

Renèe - ovvero la mia cicatrice


La mia cicatrice si chiama Renèe... come Magritte, il mio pittore preferito da sempre. 
Sono passati 20 giorni ormai dall'operazione e la sensazione è come se non mi avessero mai operata. Nel senso che il dolore del braccio, la sensazione degli aghi nel bicipite, l'anestesia ... sono solo un vago ricordo. E' incantevole come il nostro corpo elimini in fretta alcuni brutti ricordi. 
La mia cicatrice si chiama Renèe dicevo... Il nome l'ho sognato mentre ero ancora mezza sedata, anzi, Kurt Cobain mi ha aiutato a sceglierlo.... Già, perchè tutto il pomeriggio dell'operazione io l'ho passato a fare discorsi filosofici sulla sofferenza con Kurt Cobain. E' uno che ne sa lui... ma anche io non me la cavo male.
Renèe un nome da donna ma riferito ad un uomo. La mia cicatrice è di sesso femminile ma estremamente legata ad un aspetto maschile.
Ed ho scelto Magritte perchè puoi vederla da tanti punti di vista. In parte è un'opera d'arte, quel taglio sul seno mi ha salvato la vita, e non esiste un'opera d'arte più alta della vita stessa. Si può guardare alla cicatrice e vedere la cicatrice, con i punti, le aderenze, gli edemi; oppure posso guardare la cicatrice e non fissarmi su di lei ma vedere il resto attorno, come quando si fissa per un lungo tempo un dito e si finisce per non vederne più i contorni. Posso guardarmi e pensare a quello che mi stava uccidendo oppure scegliere quello che mi tiene in vita.
E non è una scelta nè facile nè scontata nemmeno per un secondo.
Mi sono stupita di quante persone mi hanno pensata dopo l'operazione, il difficile è tornare alla quotidianità dove tutto sembra apparentemente non essere cambiato, ma dove tu non sei più la stessa.
Perchè è questo che provo in questi giorni. Tutto è rimasto invariato, anche me... se mi si guarda da fuori non si vede nulla, ma basta andare un poco più in là e ci si rende conto che io non sono più la stessa. Soprattutto io mi rendo conto che non sono più la stessa. Il marasma emotivo che ti si rovescia dentro appena puoi permetterti di mollare un po' è incredibile. Riscopro sentimenti che credevo sepolti da secoli, paure e angoscie ormai superate e invece c'è un mondo di inconclusioni dentro me che davvero mi sorprende e travolge. 
E' stato difficile tornare al "tutti i giorni" onestamente, più di quanto immaginassi, ma non fisicamente piuttosto emotivamente. Il dolore fisico sparisce.. è vero, ma cacchio, le ferite emotive sanguinano parecchio e non ci sono medicamenti che aiutano. 
Hanno aiutato gli amici, le parole, gli sguardi, gli abbracci. E devo dire che mi è piaciuto un sacco, e che volendo essere proprio onesta... un po' mi mancano perchè mi ci stavo abituando ad essere coccolata! Beato chi tutti i giorni riceve un abbraccio, beati i quanti al risveglio incrociano un altro sguardo, beati chi salutano la giornata baciando i loro figli, ma beati anche coloro che riescono ad aver cura di sè stessi senza attendere nulla dagli altri. Io, lo ammetto, non sono tra questi.

Leggevo oggi:
Assicurati di avere in cima alla lista delle priorità il “prenderti cura di te stessa”.
Qualunque sia il tuo stato d’animo, un bacio o un gesto di amore sono le migliori medicine che esistano in natura.
Sentimenti negativi che appartengono al passato creano stress. Potrai sentirti meglio se risolverai gli antichi dissapori e le ferite emozionali. Questo può essere un buon momento per lasciarsi il passato alle spalle e sanare le relazioni.


Dovrei essere più saggia, dovrebbe essere questo il tempo di "lasciare il passato alle spalle" e invece a volte faccio così fatica.... Credo che in questo Renèe mi aiuti molto. Quando l'ho vista sono svenuta 4 volte.... rendermi conto di come io sia rotta dentro e rendermene conto perchè ora lo vedo anche sul mio corpo, è stato veramente forte... e semplicemente non ho retto.
E' strano come il corpo sia sempre più intelligente della mente. Sempre.
Per cui anche oggi, quando sento che le lacrime arrivano forti, le lascio andare. Le lacrime puliscono gli occhi no?
 E poi, sempre tornando a Erri De Luca:
Gli occhi per vedere hanno bisogno di lacrime,
se no diventano come quelli dei pesci
che all’asciutto non vedono niente e si seccano ciechi 

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