giovedì 10 luglio 2014

Se sappiamo lottare in piedi dobbiamo saper lottare anche in ginocchio


Senza il dolore di Cristo e dei suoi fratelli, il mondo si scompenserebbe
A questo punto vorrei far esplodere fortissimo il mio «No!». No, non è così. Attenzione, perché qualche volta, soprattutto nei momenti di disperazione (non di disperazione, perché un credente non si lascia assoggettare alla disperazione), nei momenti di caduta di tono, potremmo soggiacere anche noi a questa tentazione. Vedete, vi dico una cosa. Se noi dovessimo lasciare la croce su cui siamo confitti (non sconfitti) il mondo si scompenserebbe. È come se venisse a mancare l'ossigeno nell' aria, il sangue nelle vene, il sonno nella notte. La sofferenza tiene spiritualmente in piedi il mondo. Nella stessa misura in cui la passione di Gesù sorregge il cammino dell'universo verso il traguardo del Regno. In questo Gesù è il nostro capo. Bellissimo, stasera, sentircelo al centro, Gesù. Lui confitto su un versante della croce e noi confitti, sull' altro versante della croce, sul retro.
Gesù comunque è in mezzo a noi. È toccabile. E quando abbiamo bisogno di lui non è necessario urlare: basta chiamarlo, perché sta appena dietro di noi. Gesù è il nostro capo. È il capo delle nostre attese. E noi, turbe di ammalati, abbiamo lui come responsabile del nostro sindacato.
Noi dovremmo sentirci fieri di questa chiamata: perché si tratta di vocazione. È Gesù il centro. È lui che conta. È lui il capo. È lui che sta seduto accanto a noi quando gridiamo a causa del dolore, oppure ci muoviamo sotto le flebo, oppure non riusciamo a stare fermi né sopra un materasso di lana né sopra un letto di piume. È lui che si mette accanto a noi e ci dice che ci ama e che ci vuole bene. Da una parte c'è lui. E dall'altra c'è lei, Maria, la nostra dolcissima madre, la regina degli infermi. Salus infirmorum: colei che viene incontro e mette la mano sulla fronte dei suoi figli febbricitanti e percepisce subito la temperatura senza aver bisogno di termometri. E non ha bisogno di chiedere per sapere del nostro stato di salute, perché lei lo afferra a volo guardandoci negli occhi. 

E la vostra tristezza si cambierà in gioia
E ora, perché il nostro lamento si trasformi in danza, vorrei aggiungere qualcosa. Non dobbiamo vergognarci della nostra malattia. Non è qualcosa da tenere nascosta. Non è un tabù. È, come dire, quella parte della nostra carta di identità che ci fa rassomigliare di più a Gesù Cristo. Come facciamo a tenerla nascosta? È una tessera di riconoscimento incredibile, straordinaria. Non dobbiamo vergognarci della nostra malattia. Dobbiamo esserne fieri. Inoltre dobbiamo lottare contro la malattia. Dobbiamo lottare, mai rassegnarci. Mai rassegnarci, come non si è mai rassegnato Gesù. Gesù, Maria, non sono state mai delle persone rassegnate. Hanno sempre combattuto fino all'ultimo. E anche per noi ci deve essere lo stesso coraggio. «Se sappiamo lottare in piedi dobbiamo saper lottare anche in ginocchio», diceva Seneca a un gladiatore. Quindi coraggio a tutti quanti. Il Signore Gesù è con noi. Tanti amici sono con noi. Ci vogliono bene. Non abbiamo paura della solitudine! Perché nel mondo ancora non si è disseccata la buona radice delle anime generose.

Abbandono al fratello come segno dell'abbandono in Dio
E poi (lo sto sperimentando io in questi giorni), con la malattia dobbiamo fare l'esperienza dell'umiltà, dell'abbandono, dell'affido. Chi è abituato a una certa fierezza, ha pudore a lasciarsi servire dagli altri. Teme di dare fastidio ai parenti, agli amici. Soffre quando vede che gli altri si trovano in disagio per lui. Non sperimenta quell'abbandono disteso nelle braccia dell' amico, cioè di chi ti vuol bene. Nelle braccia del Signore forse sì, ma nelle braccia dell' amico no. Allora dobbiamo fare esperienza dell' abbandono. Questa esperienza dell' abbandono nelle braccia di chi ti vuol bene è segno. Segno e forse anche strumento dell' abbandono totale nelle braccia di Dio. E in questo consiste la fede teologale.

don Tonino Bello - 27 febbraio 1993


Ho letto questo scritto oggi di don tonino bello. ho cercato qualcosa scritto da lui perchè sta mattina ho fatto le analisi del sangue e l'ago mi ha fatto male. e normalmente io ho una sopportazione altissima al dolore.
e mi sono spaventata..... se un semplice ago da prelievo mi ha fatto male, come farò a sopportare il resto?
e poi la paura ti butta giù in un attimo.... in un attimo, infatti, è arrivata la nausea al pensare che qui mi gioco tutto, e che mi preoccupo di tante cose in questi giorni per non pensare che in giro ci sono i cartelli con la mia faccia con scritto "Wanted dead or alive"... dead or alive... non c'è via di mezzo sta volta.
e poi penso alle parole di quella canzone "but i'm a cowboy and on a steel horse i ride"... io non ce l'ho il cavallo di acciaio, but i'm a cowboy. ho fatto pure il toro meccanico a gardaland stando su un sacco!
e allora sono andata a messa. e ho trovato un po' di conforto... e poi mi rendo conto che mi sembra che la gente mi guardi diversamente. le persone allo scambio della pace mi fissano negli occhi e mi tengono la mano più del normale.... o almeno così sembra a me. e io mi rendo conto che da lunedì non riesco più a fissare negli occhi nessuno..... anche alla comunione... ho paura di quello che la gente può vedere nei miei occhi, ho paura che si veda l'abisso.
non voglio che la gente mi veda dentro. è questa la sensazione. già in troppi guarderanno dentro me... già in troppo hanno visto dentro me e troppo spesso portando via parti di me.
la prossima sarà eclatante ma non è la prima volta che succede.
e io non voglio che accada più. non voglio più che nessuno si porti via parti di me.
"gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" era questo il vangelo sta mattina.
io ho sempre vissuto così.
ma c'è un'altra parte di quel vangelo a cui non ho mai prestato attenzione "... se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi... ... nel giorno del giudizio la terra di Sodoma e gomorra sarà trattata meno duramente di quella città"
oggi questa parola mi è suonata così: se qualcuno non accoglie la benedizione che tu sei per il semplice fatto di essere vivo, allontanalo e scuoti la polvere dai tuoi piedi... cioè vai avanti ma non permettere che la polvere ti riempia i vestiti.... penserà Dio poi a mettere a posto le cose...
dicevano in chiesa di scandagliare i propri sentimenti oggi perchè noi dovremmo avere gli stessi sentimenti che furono di cristo, e rabbia, rancore, paura non fanno altro che ammalare il nostro animo.
Che sentimenti provo io oggi? esattamente quelli rabbia rancore e paura anche se a volte in ordine sparso.
ed è vero ti trascinano giù in un attimo....
un po' come le onde del mare l'anno scorso. ma poi ho continuato a respirare.

ho bisogno di pensare al dopo. che ci sarà un dopo. ho bisogno di piani e progetti di felicità perchè fintanto che c'è da fare c'è da lottare.
ho visceralmente bisogno del dopo.

un mio amico mi ha scritto che la cultura pop in cui viviamo demonizza lo scorrere del tempo ma che invece a volte lo scorrere del tempo è una benedizione.
è vero. 
e uno non se ne rende nemmeno conto.
il giorno dopo l'operazione sarà già dopo e poi ci sarà un altro giorno e poi un altro.... e sempre di più l'operazione sarà lontana e con lei il dolore.
oggi desidero solo che passi in fretta.
e poi sempre a messa pensavo.... ho scritto delle cose che mi piacerebbe fare dopo.... ma perchè non farle ora? perchè non essere schifosamente felice oggi piuttosto che aspettare vivendo nell'ansia e nella paura dell'operazione....
Cazzo no!!!
io oggi ho ancora il mio corpo intero,  io oggi sono la stessa di ieri, la stessa bellissima donna di sempre. E allora fanculo al bastardo!!!
io oggi sono viva e sono intera. io oggi posso essere felice, io devo esserlo per me. 
ho passato 32 anni senza dire parolacce... ma mi rendo conto che enfatizzano molto bene i discorsi!!! e che aiutano a sfogarsi e non andrò all'inferno per questo... tanto anche non dicendole l'inferno lo vedrò e allora vaffanculo!!!
è vero quando si dice che dopo queste esperienze vivi la vita al massimo tutti i giorni... ma non perchè questa diventa un'esperienza mistica ma perchè ti rendi conto che "del doman non v'è certezza"

mai più rimanderò qualcosa al giorno dopo.
mai più aspetterò di dire a qualcuno quanto gli voglio bene. 
negare un bacio o un abbraccio? Gesù queste sono bestemmie.

potrebbe non esserci un'altra occasione di sentire il profumo della pelle di quella persona. baciare quelle labbra. toccare quel seno.... quel seno potrebbe non esserci più.
ma perchè non ci si rende conto di questo???
dannata mania di onnipotenza dell'uomo che pensa di avere tutto il tempo del mondo a disposizione per vivere.... E' UN'ENORME CAGATA!!!! non c'è tutto il tempo del mondo non c'è!!!

c'è solo oggi, l'unico giorno in cui siamo vivi. e allora perchè continuiamo a fare finta di nulla? a fare finta che "ma si tanto quella persona sarà sempre lì per me" non è vero!!!!
siamo mortali e siamo fragili e perchè cazzo non approfittiamo dell'amore quando ci viene data la meravigliosa possibilità di viverlo??
perchè buttiamo la vita??

io mi sento più viva di mille persone che vivono col cuore a metà.
io ho la morte dentro ma è solo nel mio seno sinistro. ne ho un altro ma un intero corpo di vita e solo una piccola parte di morte.
c'è gente che sopravvive tutti i giorni.... e per "sopravvive" intendo vive sopra si ferma alla superficie senza mai andare in profondità, senza sapere cosa sta esperendo, senza saper esprimere i sentimenti.

io ho una grazia enorme.... quella di sapere esprimere tutto quello che sento. sempre.
quella di essere profonda.
Dio ti benedico perchè hai fatto si che la morte in me fosse solo in un piccolo pezzo.
ma io sono molto di più.
grazie di avermi resa consapevole.

la felicità è una scelta. non è rimandabile.
non puoi decidere di essere fastidiosamente felice domani... che senso ha rimandare?
Esci canta balla ridi piangi abbraccia bacia fai l'amore cadi rialzati ma mai a metà..... 
mai a metà!



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